Chi ama ancora Eminem? by Ranieri Alessandro Lyrics
I fan più fedeli del rapper di Detroit sanno che l’Eminem de “The Eminem Show”, o comunque quello fino a “Relapse”, probabilmente non tornerà più. Quel ragazzo arrabbiato, in continua opposizione con l’industria dello spettacolo e che aveva chiaro come strutturare la propria musica in modo coerente è ormai un lontano ricordo.
Gli ultimi anni di Eminem sono stati delle continue montagne russe, in cui non è ancora chiara la direzione intrapresa. Il suo ultimo album “Music to Be Murdered By:Side B”, pubblicato qualche settimana fa come deluxe del disco uscito a gennaio scorso, non sembra aver cambiato il giudizio complessivo. Trentasei tracce, un numero spropositato per un’era in cui i dischi lunghi sono come la kryptonite per Superman e, oltretutto, di altalenante qualità, in cui pare evidente l’unico intento di Eminem: dimostrare a tutti che con le rime è ancora il numero uno. Gli argomenti sono molto autoreferenziali e provano a richiamare l’Eminem dei primi anni 2000, ma è qualcosa che oggi non fa più leva.
All’epoca dei suoi esordi, non esisteva una figura così esplicita nei temi e capace di prendere per il naso le celebrità del pop e della politica come la sua. E lo sconcerto provocato, lo aveva reso un fenomeno indomabile e frantumatore di record. Con il passare degli anni, e i continui problemi psicologici, Eminem sembra aver smarrito quella sua verve da “outsider”, ma essersi integrato nell’industria musicale, proprio quella che aveva continuamente sminuito e sputato sopra.
Con questo ultimo album, non c’è una linea continua ma tanti tratti spezzettati in cui fa un passo verso il passato e uno verso il compromesso pop-rap. Eminem ha la consapevolezza di essere un rapper che rompe le classifiche appena butta fuori un suo disco, ma anche uno che ha quasi esaurito tutte le cartucce da sparare. Uno dei punti più alti del disco è “Book Of Rhymes”, prodotta da DJ Premier, in cui qualche sprazzo del “vecchio” Eminem torna a farsi sentire:
“Cos'è successo a Slim?/ Lui non scherza con la penna/ Era abituato a rappare come le persone per le quali la sua musica era stata creata/ Era esattamente come loro
Il tizio che una volta era povero, perché non può attingere a lui?/ Non può più usare questa scusa.”
La traccia, nei suoi cinque minuti totali, è un flusso senza freni in cui ribadisce di essere superiore a tutte queste nuove generazioni musicali nate su internet, contro la sua ex-moglie Kim e il suo essere ancora in vita nel rap-game. Eminem non ha mai accettato il fatto di essere criticato per aver perso qualità negli anni, lo ha sempre considerato un affronto alla sua mastodontica figura, più del passato che ora.
Questa versione B del disco non aggiunge nulla a livello di contenuti, è un Eminem che si intestardisce a non uscire dalla propria zona d’ombra. Il suo periodo d’oro è passato da un pezzo, ma è ancora presto per vederlo fuori dai giochi. Questo è il messaggio del rapper di Detroit che si sente ancora di dire la sua un po’ su tutto, come in “Gnat” in cui si scaglia contro Trump, parla del Covid-19 e la sua dipendenza dal valium del passato. Però, come specifica Alexis Petridis nella sua recensione del disco su The Guardian, qualcosa di positivo c’è: “D'altra parte, l'età non ha appassito lo stupefacente livello di abilità tecnica del rapper. Se avete già sentito la maggior parte di quello che dice, è ancora possibile rimanere impressionati dal modo in cui lo dice - una raffica senza fiato, una raffica implacabile di giochi di parole, e complicate filastrocche interne, pronunciate con una voce che costruisce in intensità man mano che i brani vanno avanti.”
Questo 2020 lo ha visto anche esibirsi nella notte degli Oscar con "Lose Yourself",tratto dal film autobiografico " 8 Mile",forse il brano più iconico della sua carriera e che gli ha permesso di essere il primo rapper a vincere l'Oscar per la migliore colonna sonora nel 2003. Nel video dell'esibizione su YouTube, all'inizio il pubblico sembra impaurito e incredulo. Eminem che esce sul palco con una band di supporto, arrivando con un pavimento in movimento dal basso, e il resto è storia. Dopo pochi secondi, le star tra le file iniziano a cantare a memoria le strofe della canzone e muovere la testa a tempo. Alla fine dell'esibizione, c'è una standing ovation più che meritata. Tutti in piedi, ovviamente. Ma, per l'appunto, è il capolavoro di un genio del passato. Replicare qualcosa del genere oggi sarebbe pressoché impossibile, ma è fondamentale per ricordarci cosa è stato Eminem.
L’Eminem odierno è un leone in piena forma, ma che non sa più che territorio controllare. Ascoltarlo tecnicamente è ancora un piacere, grazie alla sua irriverenza, ironia e capacità di creare strutture ritmiche incredibili ma è sempre più difficile ritrovare quella sua anima controcorrente che era l’incubo di tutto lo star system, lo stesso in cui sembra essersi smarrito.
Gli ultimi anni di Eminem sono stati delle continue montagne russe, in cui non è ancora chiara la direzione intrapresa. Il suo ultimo album “Music to Be Murdered By:Side B”, pubblicato qualche settimana fa come deluxe del disco uscito a gennaio scorso, non sembra aver cambiato il giudizio complessivo. Trentasei tracce, un numero spropositato per un’era in cui i dischi lunghi sono come la kryptonite per Superman e, oltretutto, di altalenante qualità, in cui pare evidente l’unico intento di Eminem: dimostrare a tutti che con le rime è ancora il numero uno. Gli argomenti sono molto autoreferenziali e provano a richiamare l’Eminem dei primi anni 2000, ma è qualcosa che oggi non fa più leva.
All’epoca dei suoi esordi, non esisteva una figura così esplicita nei temi e capace di prendere per il naso le celebrità del pop e della politica come la sua. E lo sconcerto provocato, lo aveva reso un fenomeno indomabile e frantumatore di record. Con il passare degli anni, e i continui problemi psicologici, Eminem sembra aver smarrito quella sua verve da “outsider”, ma essersi integrato nell’industria musicale, proprio quella che aveva continuamente sminuito e sputato sopra.
Con questo ultimo album, non c’è una linea continua ma tanti tratti spezzettati in cui fa un passo verso il passato e uno verso il compromesso pop-rap. Eminem ha la consapevolezza di essere un rapper che rompe le classifiche appena butta fuori un suo disco, ma anche uno che ha quasi esaurito tutte le cartucce da sparare. Uno dei punti più alti del disco è “Book Of Rhymes”, prodotta da DJ Premier, in cui qualche sprazzo del “vecchio” Eminem torna a farsi sentire:
“Cos'è successo a Slim?/ Lui non scherza con la penna/ Era abituato a rappare come le persone per le quali la sua musica era stata creata/ Era esattamente come loro
Il tizio che una volta era povero, perché non può attingere a lui?/ Non può più usare questa scusa.”
La traccia, nei suoi cinque minuti totali, è un flusso senza freni in cui ribadisce di essere superiore a tutte queste nuove generazioni musicali nate su internet, contro la sua ex-moglie Kim e il suo essere ancora in vita nel rap-game. Eminem non ha mai accettato il fatto di essere criticato per aver perso qualità negli anni, lo ha sempre considerato un affronto alla sua mastodontica figura, più del passato che ora.
Questa versione B del disco non aggiunge nulla a livello di contenuti, è un Eminem che si intestardisce a non uscire dalla propria zona d’ombra. Il suo periodo d’oro è passato da un pezzo, ma è ancora presto per vederlo fuori dai giochi. Questo è il messaggio del rapper di Detroit che si sente ancora di dire la sua un po’ su tutto, come in “Gnat” in cui si scaglia contro Trump, parla del Covid-19 e la sua dipendenza dal valium del passato. Però, come specifica Alexis Petridis nella sua recensione del disco su The Guardian, qualcosa di positivo c’è: “D'altra parte, l'età non ha appassito lo stupefacente livello di abilità tecnica del rapper. Se avete già sentito la maggior parte di quello che dice, è ancora possibile rimanere impressionati dal modo in cui lo dice - una raffica senza fiato, una raffica implacabile di giochi di parole, e complicate filastrocche interne, pronunciate con una voce che costruisce in intensità man mano che i brani vanno avanti.”
Questo 2020 lo ha visto anche esibirsi nella notte degli Oscar con "Lose Yourself",tratto dal film autobiografico " 8 Mile",forse il brano più iconico della sua carriera e che gli ha permesso di essere il primo rapper a vincere l'Oscar per la migliore colonna sonora nel 2003. Nel video dell'esibizione su YouTube, all'inizio il pubblico sembra impaurito e incredulo. Eminem che esce sul palco con una band di supporto, arrivando con un pavimento in movimento dal basso, e il resto è storia. Dopo pochi secondi, le star tra le file iniziano a cantare a memoria le strofe della canzone e muovere la testa a tempo. Alla fine dell'esibizione, c'è una standing ovation più che meritata. Tutti in piedi, ovviamente. Ma, per l'appunto, è il capolavoro di un genio del passato. Replicare qualcosa del genere oggi sarebbe pressoché impossibile, ma è fondamentale per ricordarci cosa è stato Eminem.
L’Eminem odierno è un leone in piena forma, ma che non sa più che territorio controllare. Ascoltarlo tecnicamente è ancora un piacere, grazie alla sua irriverenza, ironia e capacità di creare strutture ritmiche incredibili ma è sempre più difficile ritrovare quella sua anima controcorrente che era l’incubo di tutto lo star system, lo stesso in cui sembra essersi smarrito.