Scappo di casa by Ivan Graziani Lyrics
Venti giorni di fuga
E neanche un appello per radio
Evidentemente mia madre
Non è neanche una buona padrona
Perfino per i cani smarriti
Si fanno appelli per radio
Ma io no, non ho imparato
A leccare bene la mano
Di chi mi dà da mangiare
E la mia cara mamma
Mi ha voluto grasso ed eunuco
"Non andare con le donne", diceva
"Hanno il demonio nel ventre
Io sarò la tua unica donna
Come il serpente che si morde la coda
L'ignoranza nel sesso è la base per vivere felici"
Il dottore vicino di casa
Ammassava quattrini
Nel suo cappotto di cammello
Non c'era posto per la mia adolescenza
"Il ragazzo deperisce", diceva
"Saranno gli esami di stato"
Ma la mia mente volava ogni giorno
Sulle gambe della segretaria di scuola
Venti giorni di fuga
E neanche un appello per radio
E in questo bar sotto casa
Io mi bevo il mio cappuccino
Liscio, liscio e il peccato marcisce
Nella mia cartella di foca
Tra le calze, le mutande, le scarpe e il dentifricio
Quella rossa che continua a fissarmi
Abbracciata al suo uomo
Sarà così che il diavolo le cova nel ventre
Quasi, quasi le domando se è vero
Non ci sarebbe niente di male, "tra persone civili"
Come diceva la mamma, "ci si intende sempre"
E allora perché quel suo grosso individuo mi chiama balordo?
Vuole spaccarmi la faccia se non mi tolgo fuori dai piedi
E intanto il padrone del bar vuole che paghi il mio cappuccino
Mi coprirò con le braccia la testa, come facevo da bambino...
E neanche un appello per radio
Evidentemente mia madre
Non è neanche una buona padrona
Perfino per i cani smarriti
Si fanno appelli per radio
Ma io no, non ho imparato
A leccare bene la mano
Di chi mi dà da mangiare
E la mia cara mamma
Mi ha voluto grasso ed eunuco
"Non andare con le donne", diceva
"Hanno il demonio nel ventre
Io sarò la tua unica donna
Come il serpente che si morde la coda
L'ignoranza nel sesso è la base per vivere felici"
Il dottore vicino di casa
Ammassava quattrini
Nel suo cappotto di cammello
Non c'era posto per la mia adolescenza
"Il ragazzo deperisce", diceva
"Saranno gli esami di stato"
Ma la mia mente volava ogni giorno
Sulle gambe della segretaria di scuola
Venti giorni di fuga
E neanche un appello per radio
E in questo bar sotto casa
Io mi bevo il mio cappuccino
Liscio, liscio e il peccato marcisce
Nella mia cartella di foca
Tra le calze, le mutande, le scarpe e il dentifricio
Quella rossa che continua a fissarmi
Abbracciata al suo uomo
Sarà così che il diavolo le cova nel ventre
Quasi, quasi le domando se è vero
Non ci sarebbe niente di male, "tra persone civili"
Come diceva la mamma, "ci si intende sempre"
E allora perché quel suo grosso individuo mi chiama balordo?
Vuole spaccarmi la faccia se non mi tolgo fuori dai piedi
E intanto il padrone del bar vuole che paghi il mio cappuccino
Mi coprirò con le braccia la testa, come facevo da bambino...