La Donna Dei Quadri by Apotheosis (ITA) Lyrics
[Testo di "La Donna Dei Quadri"]
[Strofa]
Fingeva le piacesse intessere stilemi già intarsiati
Come le promesse di artisti fugaci quanto le strade concesse
La sua prospettiva si inanellava alle finestre
Ammantata di solchi sulle gote che l'emancipavan dal suolo terrestre
Con le labbra screpolate costruiva lemmi
Che seguivano schemi suicidi alla stregua di un lemming
Ovunque camminasse mondava il grigiore cittadino
Ma nessuno lo notava perché il candorе di una prosatrice
È tale solo agli occhi di una schiava
E in una cloaca contaminata dall'abietto
Si complimеntavano per il suo aspetto, mai per le sue doti
E lei che con le dita dipingeva l'Universo
Trafiggendo le Pleiadi attraverso il coacervo d'idee funeste
Ricongiungendosi al corpo celeste
Fu così che la donna dal nome ignoto
Scomparve dal pianeta non più relegata ad un asservimento
Decidendo di veleggiare sui crinali dell'accampamento
Dove ha annidato la sua mente ma per darti ciò che serve
Trascendere il razionale, sanguinare sulle crepe per non farsi sezionare
Oscuriamo l'empirismo brandendo una rosa per smettere di ragionare
Dunque lei osservava il mondo come un enorme intreccio narrativo
In cui intersecare storie prive di realismo
Ma il realismo non serviva quando t'imbattevi nel suo sguardo e in quello che creava
Figurando una realtà che lacerava il velo di Maya e l'indolenza umana
E racchiudendo sfumature in un'immanenza vessata
E d'altronde nell'oscurità la sua iride plasma prismi
Che si distinguono tra boccioli e cataclismi
L'ultima persona che la vide la trovò torva
Rannichiata su sé stessa che si dimenava
Si racconta che si avvicinò e le disse che sarebbe congelata
Ma ad un tratto era sparita, solo poche lettere sul terreno che l'ospitava:
"Solo la morte mi avrebbe rasserenata"
[Strofa]
Fingeva le piacesse intessere stilemi già intarsiati
Come le promesse di artisti fugaci quanto le strade concesse
La sua prospettiva si inanellava alle finestre
Ammantata di solchi sulle gote che l'emancipavan dal suolo terrestre
Con le labbra screpolate costruiva lemmi
Che seguivano schemi suicidi alla stregua di un lemming
Ovunque camminasse mondava il grigiore cittadino
Ma nessuno lo notava perché il candorе di una prosatrice
È tale solo agli occhi di una schiava
E in una cloaca contaminata dall'abietto
Si complimеntavano per il suo aspetto, mai per le sue doti
E lei che con le dita dipingeva l'Universo
Trafiggendo le Pleiadi attraverso il coacervo d'idee funeste
Ricongiungendosi al corpo celeste
Fu così che la donna dal nome ignoto
Scomparve dal pianeta non più relegata ad un asservimento
Decidendo di veleggiare sui crinali dell'accampamento
Dove ha annidato la sua mente ma per darti ciò che serve
Trascendere il razionale, sanguinare sulle crepe per non farsi sezionare
Oscuriamo l'empirismo brandendo una rosa per smettere di ragionare
Dunque lei osservava il mondo come un enorme intreccio narrativo
In cui intersecare storie prive di realismo
Ma il realismo non serviva quando t'imbattevi nel suo sguardo e in quello che creava
Figurando una realtà che lacerava il velo di Maya e l'indolenza umana
E racchiudendo sfumature in un'immanenza vessata
E d'altronde nell'oscurità la sua iride plasma prismi
Che si distinguono tra boccioli e cataclismi
L'ultima persona che la vide la trovò torva
Rannichiata su sé stessa che si dimenava
Si racconta che si avvicinò e le disse che sarebbe congelata
Ma ad un tratto era sparita, solo poche lettere sul terreno che l'ospitava:
"Solo la morte mi avrebbe rasserenata"